Pagine

Friday, November 25, 2005

La poetica dell'ambiente


Ed è il buio, non uno spiraglio di luce, non un movimento, non un rumore se non il mio respiro, che, con il suo ritmo, sembra segnare il tempo che scorre. Solo il movimento dei miei pensieri sembra agitare l'aria e crea oggetti e figure misteriose, che appaiono e scompaiono nell'oscurità informe.
Una nuvola di pensieri, che, però, si muovono in una direzione ben precisa. E' il cambiamento, una piccola rivoluzione estetica, l'accantonamento di schemi abusati, per lasciare spazio alla sperimentazione, a strade nuove.
Non so se si tratta di un bisogno momentaneo o di una scelta definitiva. Il bisogno di comunicazione mi spinge in questa direzione. Non ho voglia di fare una "canzone", col suo schema classico strofa-ritornello, o con la sua melodia orecchiabile che vuole rimanere impressa nell'ascoltatore, nemmeno il ritmo, semplice o complesso che sia, mi va bene. Di questo ho bisogno: casualità, rumore, dei suoni dell'ambiente, di suoni che nascono repentinamente e poco dopo scompaiono, come se fossero la traccia di un qualcosa di sommerso, che per un attimo emerge in superficie, o degli eventi magici o allucinatori, o visioni di frammenti di cose e posti lontani. Questa poetica trae ispirazione da situazioni molto semplici come ad esempio sedersi su una sedia o su un lettino e ascoltare i rumori circostanti, o come sedersi in riva al fiume e ascoltare i suoni che la natura ci regala. Anche i rumori lontani di un aeroporto hanno un grande fascino, specie se ci troviamo di notte, in aperta campagna, avvolti nell'oscurità, con la vista delle luci lontane della città.

No comments: